Neve ridens: atto di reazione
01 Settembre 2005
A pochi giorni dalla sua uscita, Marco ci parla del suo nuovo lavoro.
La presentazione del disco
Per presentare questo mio nuovo lavoro ho deciso di portarne i brani in tournee, nella mia città, per un giorno intero. L'evento, che ho chiamato un disco lungo un giorno, prenderà piede dagli studi di Controradio, nel primo pomeriggio. Da là mi sposterò in altre location in città, tra cui la galleria d'arte Fyr Art, la libreria Feltrinelli, la galleria sotto la stazione, per finire poi al San Jacopo Show, dove suonerò dei manichini e sarà proiettato il video di Letizia Renzini di Colpo di Specchio.

Il leit motiv della giornata, il filo conduttore, sarà affidato a una frase del secondo disco "osservo la neve cadere e una iena sorridere", frase con cui aprirò o concluderò le varie esibizioni.

Le esibizioni avverranno a distanza di circa un'ora e mezza l'una dall'altra. L'evento potrà essere seguito in tutta la sua durata. Per chi non potrà essere presente, sono previste varie iniziative che testimonieranno il disco lungo un giorno. A parte la presenza fissa di un inviato di Controradio che seguirà l'evento, il tutto sarà filmato. L'idea è quella di realizzare un DVD della giornata, Accanto al racconto della giornata troveranno spazio nel disco anche vari contributi extra, tra cui alcuni video e dei lavori fatti con Letizia Ronzini. La parte video sarà realizzata da Samuell Calvisi e Giovanni Antignano, mentre quella audio da Giacomo Fiorenza, che ha anche registrato il disco. Ancora non so di preciso quale e quanta sarà la partecipazione di altri musicist all'evento. Certo è che vorrei che questo tipo di evento riscuotesse un buon successo, sia in termini di critica, sia in termini di pubblico. Se le cose andranno come devono andare sto inoltre pensando di esportare l'idea di uno spettacolo itinerante lungo un giorno, e di riproporla in altre città d'Italia, tra cui inizialmente Milano Torino e Roma.

Pensieri in libertà sul nuovo disco
Il disco uscirà il 23 Settembre, e non più il 9, come era stato stabilito inizialmente. Ciò è dovuto ad alcuni ritardi nella stampa del disco in concomitanza con i mesi estivi. Questo mi ha portato a dover rimandare la presentazione del disco a Firenze al 28 Settembre, in modo che per quel giorno il disco sia già nei negozi e, auspicabilmente, tra le mani della gente.

Si tratta di un disco estremamente corto, appena 34 minuti. Per quanto riguarda la scelta e l'ordine dei brani, la scaletta originaria ha subito una cambio all'ultimo minuto. Inizialmente i tre brani che componevano la "trilogia del sorriso animale" erano tutti in questo primo album. Il problema che avevo era però relativo allo stato in cui, ascoltando il disco, si arrivava alla sua conclusione e quindi alla trilogia, che lo concludeva. La sensazione che anche io stesso avevo, era infatti quella di arrivare alla fine del disco saturi. Il disco è infatti volutamente denso, ci sono dentro tanti dati. Visto che comunque la spinta a fare due dischi separati era proprio l'esigenza di fare arrivare tutto e bene all'ascoltatore, ho preferito spezzare la trilogia, per evitare quindi che qualcosa andasse perso o che non arrivasse all'ascoltatore nel modo in cui io avevo pensato.
Allo stesso tempo ero convinto di come dovesse finire il disco, in una sorta di taglio improvviso e ponte verso il secondo lavoro, e volevo proprio che si concludesse con il terzo movimento della trilogia, con il terzo sorriso. Ho quindi in un certo senso destabilizzato quelli che sono i normali percorsi di una trilogia. Come se iniziassimo a vedere un film dalla fine, il disco si conclude con il terzo sorriso, mentre i primi due sorrisi sono delegati al secondo disco: si tratta infatti di due brani quasi indivisibili, frutto anche del mixaggio e del passaggio naturale tra un brano e l'altro.
Il cambio di scaletta all'ultimo momento ha poi modificato gli equilibri interni che si erano creati nella scaletta, ed ho ritenuto opportuno cambiare l'ordine di altri brani.

Ho riascoltato molto il disco in queste ultime settimane. Posso affermare, abusare ed azzardare, anche a costo di apparire presuntuoso, che questo lavoro possa definirsi "perfetto". Perfetto per me, per l'idea che ho io di un disco perfetto. Tuttavia sono consapevole che questa caratteristica di perfezione lo renderà inaccessibile e freddo verso molti ascoltatori. Ho già avuto qualche sentore a riguardo leggendo qualche recensione: sono tutte cose a cui ero preparato e che adesso mi sento pronto ad affrontare.

Come stato d'animo mi ritrovo un po' nella stessa condizione mentale che accompagnò l'uscita di Testa, dì cuore. Anche allora sapevo di aver fatto un disco importante, almeno per me, ma sapevo benissimo che quel lavoro non sarebbe stato recepito, se non da poche persone, per questa caratteristica. In quel caso ci fu piuttosto una rivalutazione postuma, che lo ha fatto diventare quasi un oggetto di culto, sotto certi aspetti. Per Neve ridens provo le stesse sensazioni, anche se oggi mi sento molto più sicuro di me e del lavoro che ho fatto: ho capito adesso come funzionano certe cose, e so che devo difendere il disco, anche con sfrontatezza, proprio per questa sua caratteristica.

Ascoltare i propri lavori riporta alla mente tutti i passaggi e i percorsi della mente che hanno portato a determinate scelte e soluzioni. Pur ascoltandolo sempre con un occhio, comunque, clinico, la mente e lo spirito critico sono adesso già protesi al secondo lavoro, ed ascolto neve ridens quasi come un ascoltatore distaccato, come se non fosse un mio lavoro, come se fosse già uscito. Più che lo ascolto più mi rendo conto che non ci trovo niente da eccepire: ad ogni ascolto mi sembra sempre più perfetto.

Non ho mai pensato di fare uscire i due dischi insieme o in un'unica doppia uscita, proprio per quanto detto prima: l'estrema densità di certi passaggi del disco, e il desiderio che tutto arrivasse bene all'ascoltatore. Se da parte della produzione non avessi avuto il consenso all'uscita di due dischi separati, avrei preso la strada di un disco unico, rinunciando ad alcuni brani, ma anche alla Mescal erano assolutamente contrari al doppio, soprattutto perché era da poco uscito un live.

Inoltre in questo modo la promozione del secondo disco vive e si alimenta sulla scia del primo, in quanto si crea innegabilmente, tanto nell'addetto ai lavori, quanto nell'ascoltatore, una tensione e un senso di attesa e curiosità verso il secondo disco.

Questa doppia uscita mi ha inoltre permesso di approfondire anche un lato schizofrenico del mio scrivere musica, che molti mi assegano, e di cui alla fine mi sono autoconvinto pure io. Non riesco (e non riescono) spesso a capire dove si collochi il mio modo di fare musica. Lo si evince dalle recensioni e dalle voci che circolano nell'ambiente. Una volta mi trovo a cimentarmi con un lato sperimentale poetico, e un istante dopo sono immerso nel più squisito "indie rock", così che l'effetto è di non riuscire a collocarmi ne' in uno ne' in un altro canale.

Sono due anime che so di avere, e con questo doppio lavoro sono riuscito a centrarle, ad approfondirle. E' per questo che forse mi sento così sereno e sicuro alla vigilia dell'uscita del mio nuovo disco. So esattamente come mi devo sentire nel presentarlo, nel promuoverlo: voglio spremere questo lavoro fino a stancarlo, per poi girare pagina e vivere, magari, in modo completamente diverso, il secondo disco.

Trasparente è stato invece l'esatto opposto. Mi giustifica il fatto che in quel momento non potevo fare altrimenti. Grandi collaborazioni, grandi mondi musicali accostati, ma tutti all'interno dello stesso lavoro, per cui necessariamente il rischio era di rimanere un po' alla superficie delle cose, di non approfondire. L'unico vero aspetto approfondito di Trasparente è stato forse l'esecuzione alla Sala Vanni con "Il pesce ha parlato", per quanto riguarda l'elettronica, e la collaborazione con la Millennium Bugs' che è poi sfociata nella pubblicazione del live. Per neve ridens si tratta di un singolo aspetto portato all'estrema radice.
Tutte le scelte che ho fatto per questo lavoro sono state fatte quindi secondo questo criterio.

Quando abbiamo iniziato a lavorare al nuovo disco, per la preproduzione, ci siamo ritrovati 5/6 giorni a Bologna, all'Alpha Depth Studio di Giovanni Fiorenza, ed è stato tutto veramente veloce. Essendo quindi il primo brano affrontato con l'assetto da quintetto, ha un po' segnato la strada da percorrere. I ragazzi del gruppo non conoscevano i brani, salvo Asso con cui avevo già affrontato alcuni pezzi. Mi sono presentato in studio e ho fatto ascoltare loro i brano, voce e chitarra o voce e pianoforte. Poi mi sono messo da parte e li ho lasciati lavorare sull'arrangiamento del pezzo. E' una cosa che non mi era mai capitato prima. Stare in un angolo ad aspettare che succedesse qualcosa. Ho suonato per loro i brani, mettendomi al loro servizio, ma non ho forzato la mano in alcuna direzione, anzi, ho preferito aspettare anche alcune ore prima di accettare soluzioni che magari inizialmente non mi convincevano, ma che poi sono risultate perfettamente calzanti a quello che volevo io. Il tutto ovviamente non avveniva in termini caotici. Anche se ognuno era libero di creare e comporre, c'erano delle figure, Enrico su tutti, che avendo una visione più di insieme, guidavano il processo e indicavano la strada da seguire.

Il suono che ne è venuto fuori è quindi proprio quello di una band molto affiatata che suona insieme da anni, e che ha un suono proprio. Molto è dovuto anche al suono secco della batteria di custodie di Enzo Cimino, che ha piegato il suono in una determinata direzione.

Inoltre per la prima volta mi sono ritrovato a togliere tanto di quello che generalmente portavo io in un brano, a partire dall'accompagnamento armonico, chitarra o pianoforte, con cui nascono i miei brani quando sono da solo a comporre, e che normalmente ho sempre mantenuto anche nelle versioni finali. Mi sono invece ritrovato a lasciare da una parte quanto avevo già scritto e quello su cui erano nati i brani, per dedicarmi in alcuni brani, solo ed esclusivamente al canto, senza suonare alcuno strumento. Ciò mi ha consentito anche di concentrarmi meglio su quello che dovevo cantare e su come lo volevo cantare. L'arrangiamento finale risultava quindi molto più mirato. Questa maggiore attenzione e concentrazione sul mio ruolo è stata molto importante: il disco è molto strutturato dal punto di vista della composizione (ciò che ho quindi fatto da solo, preventivamente), ma non dal punto di vista dell'arrangiamento. Ci sono pochissime sovra incisioni, è registrato quasi tutto in presa diretta. Risulta ricco, anche se il suono è secco a causa della batteria che ci siamo inventati e che ha piegato il suono in una certa direzione. E' ricco nella struttura compositiva, non nell'arrangiamento.

Non è sovraccarico, non è Testa, dì cuore, che era sia complicato strutturalmente, armonicamente, ma anche e soprattutto dal punto di vista dell'arrangiamento. C'erano tanti strati tanti strati. In neve ridens no, si ha più l'idea dell'immediatezza delle cose.

Trovo, alla fine, che questo disco è un disco politico, nell'amore.

La definizione dei due dischi è: due facce di una stessa medaglia. Questa prima faccia è una faccia politica. E' un disto di reazione, non c'è un atteggiamento dimesso, e nemmeno riflessivo, che appartenga alla poesia. E' più il secondo disco che riguarda aspetti della poesia. La poesia è l'atto della riflessione, mentre questo è un atto di reazione. Associo il movimento alla reazione. Il disco è stato quasi vomitato.

Un atto di rovesciamento. Un'immagine poco poetica, dopo stai malissimo, però poi senti che ti sei rovesciato come un calzino l'anima. Sei stanco, ma almeno c'è stato un atto di reazione, non di riflessione. Quello arriverà dopo.

A parte la trilogia del sorriso animale, il disco vive tutto sul filo di trilogie mancate. Penso sempre in termini di trilogia, ma poi ho difficoltà a chiudere il cerchio, a completarle. Anche wake up e amore o governo sono legate: si parte da "ti stanno rubando", e il rubare potrebbe essere anche una visione del potere, di chi ti può fregare. Non sai chi è che ti sta rubando. Entrambe le canzoni fanno parte di uno stesso discorso. Il posto delle fragole invece si sposta da tutta un'altra parte, magari insieme a un tempio per formare la trilogia (mancata) dell'amore.

E' un disco che non dà risposte. Non ne ho mai date, credo non sia giusto darle, ma questo disco ancora di più, anzi, è una continua creazione di domande.

Questo album non si chiude a cerchio come trasparente. Neve ridens è un ponte verso il secondo disco. Il finale del disco chiude rilanciando tutto quanto detto in wake up.
Ci sono delle frasi che, in tutti altri contesti, si ritrovano nel secondo album, "la meraviglia è la concentrazione all'inferno" e "tutto il resto è shopping nel deserto", che ritrovi nel singolo del nuovo album, che canterò con Manuel Agnelli e Goodmorning boy, Brani anche lontani che hanno dei ponti concettuali che li legano. E' una cosa che non ho cercato, ma che è venuta spontanea. Dici la stessa cosa ma in un contesto che è esattamente l'opposto. Che è un po' quello che ho scritto nel comunicato. Ci sono vari modi di svegliarsi al mattino: uno è quello di andare davanti allo specchio e allenare i muscoli del sorriso, e questo è il primo disco. Il secondo è non avere neanche il coraggio di ascoltare la neve che cade, da come tanto non sei predisposto. E questi sono i due umori, reazione e riflessione, che ti fan capire come lo stesso concetto possa essere detto e vissuto in modo diverso.


A cura di Paolo Fidanzati

Tentando la risalita ...sette camice hai sudato di fango